Il JobsAct al Festival. Baretta: «Domanda di welfare destinata ad aumentare»

  28 NOVEMBRE 2016
Proseguono gli incontri organizzati nell’ambito del V Festival della Dottrina sociale della Chiesa, con mutualità e lavoro al centro delle riflessioni.

Si è partiti parlando del ruolo delle cooperative, che oggi rappresentano 70mila soggetti e l’8,5% del Pil Italiano. Hanno saputo reagire bene durante la crisi e possono considerarsi un’alternativa al capitalismo classico, come ha ricordato Alessandro Guarasci di Radio Vaticana, il moderatore della tavola rotonda sul rilancio della mutualità che si è tenuto questa mattina, sabato 27 novembre.

Maurizio Gardini Presidente di Confcooperative è tornato su temi a lui cari, ricordando come i cooperatori quotidianamente riescono a rispondere ai bisogni dei cittadini: “La mutualità è un elemento essenziale del sistema valoriale cooperativo. Essere inseriti in un territorio, leggerne i bisogni e saper dare una risposta agli associati, è fondamentale per poter mettere il socio al centro. Con il governo dobbiamo riscrivere la cornice di un nuovo ordinamento cooperativo, oggi è sempre più necessaria – prosegue Gardini – Le mutue sono uno strumento moderno, gestite dai soci e devono saper dare risposte anche a un pubblico in difficoltà, sapendosi adattare alle contingenze, anche per non lasciare la gestione dei bisogni al solo mercato speculativo. La sanità pubblica ha bisogno delle cooperative”.

Rispondendo a una sollecitazione del moderatore che chiedeva come è possibile ridimensionare gli oneri sociali per le cooperative, Pier Paolo Baretta, sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha ricordato: “Con la legge di stabilità abbiamo sostenuto un intervento audace in dialettica con l’Ue, evitando un aumento al 10% dell’iva alle cooperative sociali e limitandolo a un aumento di un solo punto percentuale dal 4% al 5%. La domanda di welfare è destinata ad aumentare, bisognerebbe pensare ad una prospettiva di maggior condivisione nella gestione dei servizi. Nei prossimi anni con questi trend il business legato al welfare diventa oggettivo: è necessario quindi avere delle intercapedini che evitino che tutto lo spazio venga preso dal privato”. Le cooperative in questo hanno un ruolo molto importante.

Come si inserisce il sindacato in questo discorso, quale aiuto può dare? Interviene sul tema Maurizio Petriccioli, segretario confederale della Cisl: “La mutualità deve dare risposte a tutte le persone anche a coloro che si trovano maggiormente in difficoltà, partendo dal territorio”. La sfida della realtà per Petriccioli consiste proprio nello stare sul territorio, perché in questo caso specifico le visioni nazionali non sono utili.

Il dibattito è poi proseguito in un’altra tavola rotonda dedicata alla nuova legislazione del Jobs Act: il patto di realtà sul lavoro e sull’economia, in cui si sono alternati nel dibattito rappresentati delle istituzioni, della classe dirigente e del mondo imprenditoriale, confrontandosi sulle condizioni variabili del lavoro nel post crisi economica. La sessione è stata introdotta da Cinzia Rossi, Assoconsult Confindustria, che ha messo in guardia i relatori dal cadere in due luoghi comuni insidiosi: non continuare a guardare il presente con modelli che appartengono al passato e non fossilizzarsi sul concetto che per ripartire sia sufficiente fermarsi alle micro-realtà senza inserirle in un contesto fluido più ampio.

L’on. Gianni Pittella che, non riuscendo a essere presente ha consegnato una sua relazione in cui si è soffermato sulle nuove sfide che l’Europa è chiamata a sostenere in un momento in cui gli equilibri geopolitici sono influenzati da quelli economici: “Si deve sviluppare una politica di coesione per spostare il piano del confronto che da dialettico deve diventare dialogico. L’Europa non si deve trasformare in una fortezza, l’odio e la paura non ci possono impedire di cooperare”. Altro tema che l’on. Pittella ha messo in luce è quello della disparità che ancora divide il Nord dal Sud d’Italia: “Per trovare una via positiva e di cambiamento una realtà come quella del Mezzogiorno non può evolvere senza un approccio collaborativo con i vicini che siano essi istituzioni locali o realtà europee”.

Il sottosegretario al Ministro dell’Economia Pier Paolo Baretta ha preso parte anche a questo momento i riflessione e, collegandosi al saluto di Gianni Pittella, ha ricordato: “Il Governo quest’anno ha investito su imprese e lavoro, ma anche sul tema della povertà, allargando l’orizzonte sul tema della crescita del tasso di povertà. In quest’ottica stiamo affrontando anche il tema della condizione del Sud – prosegue Baretta – bisogna scegliere infatti non solo quanti soldi mettere, ma dove metterli”.

Giancarlo Abete, presidente dell’UCID si è soffermato sul periodo di recessione che ha colpito tutti il paese dal 2007 al 2014, che ha inciso particolarmente sulle fasce più deboli del paese, con il raddoppio degli indici di povertà e disoccupazione e la crescita dei livelli di inoccupazione: “Sono stati sette anni difficili in cui abbiamo perso il 25% della produzione industriale e la crescita del 30% del debito pubblico. Ora siamo in una fase di ripartenza, aiutata anche dal meccanismo riformista che è stato messo in moto”. Sull’utilità degli strumenti innovativi posti sul mercato del lavoro Abete si è detto favorevole al Jobs Act: “Mette sullo stesso piano tutti i lavoratori”. Per tante cause ancora non è stato ancora raggiunto l’obiettivo dell’occupazione: “Dobbiamo valutare che il nostro paese è il più alto paese con alto indice di inattività e disoccupazione giovanile, e sono necessari strumenti che riattivino un meccanismo virtuoso”. Sull’immigrazione ha poi dichiarato: “L’Europa non può avere paura delle immigrazioni, ha necessità delle immigrazioni dal punto di vista economico”. “Imprese devono essere capaci di portare sviluppo, in una logica i cui ci oltre alla produzione, ci sia attenzione verso i problemi della creazione di posti di lavoro, nel rispetto dei principi di equità”.

E’ intervenuto a rappresentare il mondo imprenditoriale Cesare Ponti, Ponti SpA, che ha affermato: “Le imprese italiane non possono permettersi di concentrarsi sul fare volumi, ma devono pensare a creare prodotti che puntino sul valore aggiunto”. Ricollegandosi al Jobs Act si rivolge alle imprese: “Se non si cambia il metodo di applicazione delle norme ci saranno sempre tempi troppo lunghi tra i bisogni della realtà lavorativa e la nuova normativa”.

Ha concluso sottolineando: “Fino a poco fa, l’Italia nelle esportazioni era classificata al 4° posto alle spalle della Germania. Ora è al quinto, nonostante la crisi. E solo perché è subentrata la Cina che ha superato tutti. Siamo nel momento di un cambiamento e bisogna coglierlo. L’Italia deve capire che la fonte della sua competitività è il turismo”.

Ha parlato dei rischi dell’immobilismo nell’economia Isabella Covili Faggioli, AIDP:  “Con le nuove tecnologie sono state abbattute le frontiere del tempo e dello spazio. È cambiato il rapporto tra la nostra vita e il lavoro. Siamo stati cresciuti con l’idea che nella vita vi fossero tre blocchi: si studiava, si lavorava e ci si riposava. Ora si studia sempre, si lavora sempre e ci si riposa sempre. La classe dirigente attuale deve cogliere questo mutamento e sostenere sfide importanti. Deve cambiare l’approccio del datore di lavoro, perché molte volte il suo ruolo, non può più essere di comando ma anche di ascolto”. Ha, inoltre, puntualizzato che: “tutto questo è l’invenzione di un nuovo paradigma, forse anche un’utopia, ma se noi non cambiamo i presupposti non riusciremo ad affrontare le sfide della realtà. Cambiare i modi cambierebbe i risultati”.

Ha dato il suo contributo Luca Vignaga, Gruppo Marzotto, facendo emergere alcuni concetti essenziali del Jobs Act: “Dal punto di vista organizzativo le nostre imprese sono vecchie. Il mondo dei social media sempre più importante non è ancora stato recepito dalle aziende italiane. L’ambiente fuori azienda è completamente cambiato e per questo c’è da lavorare moltissimo sul fronte della sharing organization”. Vignaga ha parlato della condizione dei lavoratori: “Gli operai vogliono più meritocrazia all’interno dell’impresa, vogliono partecipare alle decisioni aziendali, una novità assoluta per l’Italia, che coglie impreparate anche le unioni sindacali. Dal punto di vista contrattuale ci aspetta quindi un duro lavoro”. “Penso che il 2015, sotto il profilo legislativo è stato un anno che ha proiettato le nostre aziende verso il futuro: ora non tocca più al governo, tocca a noi manager, sindacati e lavoratori”.

Ha concluso il dibattito Arcangelo Annunziata, Atitech, che ha ricordato alla platea che “il nostro sistema giuridico ha degli anticorpi che evitano abusi ed eccessi nella sfera dei licenziamenti. E’ stato dimostrato che da marzo non è stato registrato un incremento nei licenziamenti”.

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