Ministro Lorenzin al Festival DSC: la centralità del paziente si garantisce con l’efficienza della macchina amministrativa
26 NOVEMBRE 2016
Lo ha affermato il ministro della sanità all’apertura dell’incontro “Ricerca, cura, risorse limitate, attenzione all’ammalato: come fare?”
Tenutosi oggi nell’aula magna dell’ospedale di Borgo Roma, a Verona, nell’ambito del VI Festival della Dottrina sociale della chiesa. Presenti oltre al ministro Luca Coletto, Assessore alla Sanità della Regione Veneto, Alfredo Guglielmi, Preside della Scuola di Medicina e Chirurgia di Verona, Nicola Sartor, Rettore dell’Università di Verona.
«Ridurre i costi e mantenere la centralità del paziente è assolutamente possibile perché per mantenere la centralità del paziente ci vuole innanzi tutto l’efficienza della macchina amministrativa». Queste le parole del Ministro della salute Beatrice Lorenzin all’apertura dell’incontro “Ricerca, cura, risorse limitate, attenzione all’ammalato: come fare?” tenutasi oggi pomeriggio nell’aula magna dell’ospedale di Borgo Roma, a Verona, nell’ambito del VI Festival della Dottrina sociale della chiesa, coordinato da Fondazione Toniolo. La tavola rotonda è stata voluta per discutere di sanità pubblica, affrontando le novità legislative, la riduzione dei costi e le eccellenze da tutelare, senza trascurare la dimensione umana e relazionale della cura del paziente, aspetto indispensabile per mantenere la persona al centro.
«Questo incontro – ha evidenziato Mons. Adriano Vincenzi, coordinatore del Festival DSC – riprende il titolo del festival “In mezzo alla gente”: abbiamo pensato di fare una riflessione sulla sanità proprio nel luogo in cui le persone si curano e si formano, vale a dire l’ospedale e l’università. Vogliamo parlare di medicina e sanità con chi vive il mondo della sanità. Risorse e cura non sono sempre ambiti di facile combinazione, ma mi sembra che sotto questo punto di vista ci sia una sensibilità particolare da parte del nostro ministro».
«Nella maggior parte dei casi – ha proseguito il Ministro Lorenzin – non è una questione di risorse ma di organizzazione. Ovviamente anche le risorse servono ed è uno dei motivi per cui quest’anno abbiamo 2 miliardi in più di finanziamento dal Fondo Sanitario ma è anche uno dei motivi per mantenere la centralità del paziente: dal un lato abbiamo dato vita alle centrali uniche di acquisto; dall’altro abbiamo realizzato dei fondi ad hoc per garantire l’accesso ai trattamenti da parte dei pazienti. I nuovi lea – i livelli essenziali di assistenza – garantiranno nuove prestazioni per 800 milioni di euro e quindi anche quei pazienti di quelle regioni che non hanno avuto accesso ad alcuna prestazione, perché erano extra lea, l’avranno. C’è ancora moltissimo da fare ma io sono fermamente convinta che la riforma del Titolo V ci aiuterà anche a superare quelle disparità di trattamento che purtroppo ci sono nel nostro territorio nazionale».
In caso di vittoria del SI al prossimo referendum costituzionale, infatti, verrebbe abolita la legislazione concorrente tra Stato e Regioni e al primo verrebbe attribuita la competenza sulle “disposizioni generali e comuni sulla tutela della salute” mentre le seconde si vedrebbero attribuite la competenza di “programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali”.
«Con il cambio del titolo V, riportando come materia esclusiva in capo allo Stato quella delle disposizioni generali – ha evidenziato la Lorenzin – lo Stato detterà le linee e queste dovranno essere realizzate dalle Regioni. Questo non toglierà alle Regioni virtuose, qualora abbiano i requisiti, di avere competenze in più. Di fatto si realizza pienamente lo spirito del Legislatore di sedici anni fa: permettere a chi va bene di andare ancora meglio ma a chi va male di non far pagare il prezzo ai cittadini».
Nel corso dell’incontro si è parlato anche di vaccini, tema di stretta attualità. «La vaccinazione è l’arma prima di prevenzione che noi abbiamo per debellare alcune patologie che erano scomparse dal nostro territorio e che adesso rischiano di tornare. Ho dato il mio plauso all’iniziativa dell’Emilia Romagna perché, soprattutto in una regione dove avevamo avuto un preoccupante calo vaccinale, il provvedimento che è stato preso, e cioè di rendere obbligatoria la vaccinazione per iscrivere i bambini all’asilo, è un atto di igiene pubblica che mette al riparo la salute di tutti».
«La nostra Sanità – ha esordito l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto – è una ricchezza enorme che dobbiamo tutelare giorno per giorno. Come Regioni abbiamo il compito di spendere bene i soldi dei contribuenti. In Veneto abbiamo cercato di fare un’opera di razionalizzazione che ha sgravato i direttori generali dei problemi organizzativi, permettendo loro di concentrarsi esclusivamente sul paziente. La nostra sfida deve essere quella di mantenere un sistema sanitario universalistico in tempo di crisi, perché è proprio il sistema universale che ha permesso e ci permetterà di superare la crisi».
Erano inoltre presenti all’incontro Francesco Cobello, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Alfredo Guglielmi, Preside della Scuola di Medicina e Chirurgia di Verona, Nicola Sartor, Rettore dell’Università di Verona, Lidia Biondani, infermiera, e Maurizio De Vecchi, paziente. Ha introdotto l’incontro Calogero Iacono, Professore associato dell’Università di Verona.