La cultura oggi dominante, dell’indifferenza e della superficialità è figlia dell’illusione dell’onnipotenza e dell’egoismo che è insito in ognuno di noi e porta inevitabilmente all’isolamento, alla chiusura in sé stessi e nei propri interessi.
A queste caratteristiche culturali si aggiunge una forte spinta al dualismo che tende ad interpretare la realtà sociale come costituita da entità autonome, indipendenti, non legate dalla relazione ma separate.
Tutte le contrapposizioni tra le quali siamo continuamente invitati a schierarci, si fondano su questa cultura semplicistica e sulla logica dualista implicita, dove non c’è dialogo possibile ma solo adesione o contrarietà.
Oggi tutto sembra tristemente assoggettato ad una logica di sfiducia e di scontro continuo, dove dialogo e verità sembrano in antitesi al punto che si preferisce rifugiarsi in una comoda e irrispettosa indifferenza verso l’altro, rifiutando persino l’idea della complessità legata al confronto rispettoso delle idee.
La guerra in Ucraina ha riportato il conflitto armato in Europa, qualcosa che avevamo pensato fosse impossibile rivedere al punto da non volerne riconoscere i segnali premonitori.
Il rischio concreto di un conflitto globale rende evidente il fallimento delle attuali politiche e relazioni internazionali.
Se guardiamo più vicino a noi, alla vita sociale quotidiana, basta accendere la TV e assistere a uno dei tanti Talk Show, dove ciascuno parla solo per sé stesso: arene nelle quali lo scontro verbale arriva fino all’insulto, senza nessuna voglia di costruire un punto di vista più ricco derivante da un libero confronto.
Nei “luoghi” di relazione abdicati oggi ai vari social, l’uso strumentale delle fake news e dei sofisticati algoritmi che li controllano e la gestione della comunicazione, mirano alla creazione di “bolle” autoreferenziali chiuse, in cui viene eliminato il confronto e nelle quali si finisce ovviamente a parlare solo con quelli che la pensano allo stesso modo.
Anche l’istituzione famiglia subisce una progressiva erosione, spogliata della sua valenza di nucleo fondante della società, diventa sempre più teatro di scontri e di violenze, come dimostrano la lunga serie di femminicidi ed i tribunali intasati dai contenziosi legati a divorzi ed eredità.
È un’utopia pensare di uscire da questo circolo vizioso?
Certamente non è semplice, serve il confronto tra idee e serve la fiducia reciproca, che non può prescindere da una sana fiducia in sé stessi, perché il più solido fondamento della tolleranza è l’affermazione di convinzioni forti basate sulla ragione.
In questa realtà difficile, occorre promuovere uno sforzo per trovare le energie, le risorse, per costruire veri rapporti di fiducia in cui diventa possibile guardarsi in faccia, provare ad ascoltarsi per creare una via comune verso il bene e non chiudersi nella tutela di interessi particolari. L’incontro sembra una chimera difficile da raggiungere, la cui ricerca diventa appunto una “passione” da coltivare e metabolizzare così da renderlo un elemento distintivo della nostra vita sociale, un movimento eccedente in grado di generare vita.
Per non essere schiacciati o sconfortati dalla realtà presente, con tutti i suoi limiti e le contraddizioni, ma poterla attraversare generando nuova vita e nuove possibilità è necessario guardare oltre noi stessi, è indispensabile tornare ad avere una prospettiva che ci supera, perché la statura di una persona la si misura da ciò che essa attende e dunque dobbiamo ritornare a fondare il nostro agire su un elemento che è costitutivo dell’uomo: la speranza.
Una speranza non come un sentimento consolatorio nei momenti di difficoltà, ma come ciò che ci spinge ad agire per cambiare le cose, perché ci porta a credere al bene comune, nel quale è garantito il bene di ciascuno, a sostenere la vita sempre e comunque, a credere nell’uomo e alle sue grandi potenzialità di bene: a costruire la fiducia.
Siamo intimamente e costantemente in attesa di realtà buone e la speranza ci spinge proprio verso di esse.
Agire con intelligenza significa creare luoghi e relazioni in cui pensieri, progetti, desideri sono mossi dalla fiducia, che ci aiuta nella costruzione di un insieme capace di perdono, di rispetto, di accoglienza, di condivisione autentica.
Ed è proprio nell’incontro con l’altro che possiamo ritrovare la fiducia che ci rende forti e sereni di fronte al presente, ricchi di speranza per il futuro e ci abilita a vivere la nostra esistenza con passione e generosità.