Videomessaggio di Papa Francesco al V Festival della Dottrina sociale della Chiesa

  28 NOVEMBRE 2016
Carissimi, un cordiale saluto a tutti voi che partecipate al V Festival della Dottrina Sociale della Chiesa. So che quest’anno avete scelto come tema “La sfida della realtà”, riferendovi a quanto ho scritto nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium: «Esiste anche una tensione bipolare tra l’idea e la realtà. La realtà semplicemente è, l’idea si elabora.

Tra le due si deve instaurare un dialogo costante, evitando che l’idea finisca per separarsi dalla realtà. È pericoloso vivere nel regno della sola parola, dell’immagine, del sofisma» (n. 231). Per prevenire il pericolo di vivere fuori dalla realtà è necessario aprire gli occhi e il cuore.

La nostra vita è fatta di tante cose, di un fiume di notizie, di tanti problemi: tutto ciò ci spinge a non vedere, a non accorgerci dei problemi delle persone che ci stanno accanto. L’indifferenza sembra essere una medicina che ci protegge dal coinvolgimento, diventa un modo per stare più tranquilli. Questa è l’indifferenza. Ma questa estraneità è un modo che difende l’egoismo e ci rende tristi. Lo star vicino alle persone, versare l’olio della consolazione, toccare la carne dell’altro, farsi carico dei suoi problemi allarga il cuore, rimette in circolazione l’amore e ci fa stare bene. E’ questa concretezza e questa prossimità la strada indicata da Gesù quando dice: “Avevo fame e mi hai dato da mangiare, avevo sete e mi hai dato da bere…” (cfr Mt 25,31- 46). Chinarsi – questa è la parola: chinarsi – sull’altro è il modo più diretto per allargare il cuore, accendere l’amore, ispirare il pensiero, inventare risposte concrete e inedite ai problemi.

La sfida della realtà chiede anche la capacità di dialogare, di costruire ponti al posto dei muri. Questo è il tempo del dialogo, non della difesa di rigidità contrapposte. Vi invito ad affrontare «la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio» (Evangelii gaudium, 87). Il dialogo apre al diverso e ricompone in un quadro i tanti segmenti della nostra società creando le condizioni per un disegno armonico.

La sfida della realtà chiede però un cambiamento. Da tutti è percepito il bisogno di cambiamento perché si avverte che c’è qualcosa che non va.  Il consumismo, l’idolatria del denaro, le troppe diseguaglianze e ingiustizie, l’omologazione al pensiero dominante sono un peso da cui ci vogliamo liberare con il recupero della nostra dignità e impegnandoci nella condivisione, sapendo che la soluzione ai problemi concreti non viene dai soldi ma dalla fraternità che si fa carico dell’altro.  Il cambiamento vero parte innanzitutto da noi stessi ed è un frutto dello Spirito Santo. Persone interiormente cambiate dallo Spirito conducono anche a un cambiamento sociale. Il cambiamento è richiesto poi alle nostre strutture: è preferibile essere flessibili per rispondere meglio ai bisogni concreti, che difendere le strutture e rimanere ingessati. Fare un po’ di pulizia, aumentare la trasparenza, recuperare freschezza, genuinità e agilità fa bene alle strutture e alle persone: troveremo nuovamente lo slancio e l’entusiasmo di fare qualcosa di bello a servizio dei fratelli. Ai nuovi bisogni e alle nuove povertà occorrono risposte nuove. Vivendo la prossimità troveremo anche l’ispirazione e la forza per dare una forma concreta al cambiamento da tutti desiderato.

Un’ultima sottolineatura: la sfida ecologica. Essa chiede di ascoltare il grido della madre terra: il rispetto delle creature e del creato rappresenta una grande sfida per il futuro dell’uomo. L’uomo e il creato sono indissolubilmente legati: «Oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri» (Enc. Laudato si’, 49).

Il tema della cura della terra, cioè della casa comune è molto ampio; qualcuno può pensare che quello che possiamo fare noi non ha effetti concreti, non è sufficiente a generare un cambiamento. Il tema riguarda certamente la politica, l’economia, le scelte strategiche sullo sviluppo, ma niente può sostituire il nostro impegno personale. La sobrietà, il consumo consapevole, uno stile di vita che accoglie il creato come un dono ed esclude forme predatorie e di possesso esclusivo, è il modo concreto attraverso il quale si crea una nuova sensibilità. Se saremo in molti a vivere così, l’intera società ne risentirà positivamente e diventerà udibile da tutti il grido della terra e il grido dei poveri.

Carissimi, guardiamo avanti con coraggio! Le sfide della realtà sono tante, a noi il compito e la gioia di trasformarle in opportunità.

Rinnovo il mio saluto cordiale a tutti i partecipanti al V Festival della Dottrina Sociale della Chiesa e in particolare ai molti volontari che offrono gratuitamente la loro disponibilità.  Un saluto al Vescovo di Verona che ospita questa manifestazione, e un grazie a don Vincenzi per il servizio svolto per la diffusione, la conoscenza, la sperimentazione della dottrina sociale della Chiesa. Grazie!

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