Mons. Longoni: «Una Chiesa libera e includente contro i surrogati di potere»

  28 NOVEMBRE 2016
«La Gaudium et spes anche oggi, 50 anni dopo la sua pubblicazione, ci dice tantissime cose. Ci aiuta a capire una visione di presenza nel mondo capace di manifestare e dare testimonianza di Gesù Cristo».

Esordisce così, sabato mattina, mons. Fabiano Longoni, all’incontro che ricorda il mezzo secolo del documento papale.

Direttore Cei dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, Longoni ne propone una rilettura «alla luce delle parole di Papa Francesco a Firenze: ci chiedono di essere capaci di vivere non dei surrogati di potere, ma di vivere una Chiesa libera e includente. Una Chiesa per i poveri e con l’attenzione ai migranti. Una Chiesa che sia capace di manifestare, all’interno della realtà socio-politica, un’apertura di visione più ampia rispetto anche a quello che molte volte gli avvenimenti ci costringono ad analizzare secondo una logica mediatica» di inseguimento della cronaca.

Una Chiesa italiana che, «alla luce della Gaudium et spes, sa anche rinunciare a quei privilegi che le possono essere stati offerti dalla comunità statale secondo una logica anche legittima, per vivere liberamente». Questo diventa possibile «attraverso l’impegno laicale rinnovato che possa promuovere, scevro da legami, una libera capacita di affermazione dei valori evangelici, dei valori della dottrina sociale della Chiesa. Un impegno laicale capace di fedeltà e dinamicità perché, evidentemente, la dottrina sociale non può essere solo un insieme di enunciazioni, non può essere solamente dialogica».

La Dottrina sociale della Chiesa «è oggi un’esigenza di vita all’interno delle nostre comunità. Secondo la logica della Gaudium et spes, attraverso tutta la ricchezza dell’impegno cattolico nel sociale, da due secoli a questa parte, noi abbiamo agito nella logica dell’intraprendere, dell’integrare opere sociali come le scuole, promuovere assistenza, piani ospedalieri, secondo una visione che consente di avere un futuro».

Questo implica «un’azione politica non alla ricerca di un potere condizionato, ma di un potere che si mette a servizio e integri. È necessario oggi in una società economicistica dove il profitto sembra essere l’unica chiave di interpretazione».

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