Oreste Bazzichi – La pienezza è il tempo, il limite è lo spazio. Spunti teologici

15 LUGLIO 2014
Partendo dalla riflessione sull’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium (24 novembre 2013) di Papa Francesco sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, l’articolo di Oreste Bazzichi si concentra sul tema: “Il tempo è superiore allo spazio” (nn.222 – 225).

La pienezza è il tempo, il limite è lo spazio. “Lo spazio – sottolinea l’enciclica Lumen fidei – cristallizza i processi, il tempo proietta invece verso il futuro e spinge a camminare con speranza” (n. 57).

“Prima dell’atto creativo (bing bang!) – scrive l’autore – non c’erano né tempo né spazio. Dio rompe il silenzio attraverso la Parola, che non è quella sensibile, ma il Logos o Figlio di Dio, coetaneo con Lui. L’eternità è al di sopra di ogni tempo e di ogni spazio. Il passato è tale perché non è più, il futuro è tale perché non è ancora, e se il presente rimanesse presente e non trapassasse nel passato, non sarebbe tempo, ma eternità. In Dio c’è un presente eterno in cui nulla trapassa. Noi viviamo tra il già e il non ancora”.

Da questa premessa Oreste Bazzichi sviluppa l’analisi della teologia della storia, presentando la profezia immaginaria delle tre epoche bibliche (del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo) dell’abate calabrese Gioacchino da Fiore (1135 – 1202), alla luce dell’interpretazione teologica di Joseph Ratzinger, che in un celebre studio del 1959 (San Bonaventura. La teologia della storia) – poi ristampato nel 2008 – mise a confronto la visione bonaventuriana con il pensiero gioachimita.

Com’è noto gli scritti di Gioacchino ispirarono la corrente dei “francescani spirituali”, che sosteneva che con San Francesco si era inaugurata una fase totalmente nuova della storia, quella dell’Evangelium Aeternum, del quale parla l’Apocalisse (14,6): “Vidi, disse, un altro angelo che volava in mezzo al cielo, tenendo l’Evangelo eterno, per annunziarlo agli abitatori della terra, ad ogni nazione e tribù e lingua e popolo; e diceva a gran voce: temete il Signore ed amatelo, perché è giunta l’ora del suo giudizio”.

Bazzichi precisa che è sbagliato considerare Gioacchino un profeta – sul tipo di Nostradamus – come ce ne sono stati tanti nella storia, che hanno voluto preconizzare i confini estremi degli avvenimenti del mondo e dell’umanità. Le fasi storiche gioachimite sono separate nettamente l’una dall’altra e, per di più, le prime due si sono già compiute, mentre la terza supera la precedente visione apocalittica agostiniana, intendendo il tempo storico del compimento come un tempo a venire, successivo all’epoca di Cristo. L’obiettivo dell’abate calabrese non era la coerenza dell’intero impianto esegetico, ma l’idea di comunicare ai cristiani, rigettando ogni millenarismo, di trovarsi nell’ultima epoca assolutamente nuova, rigenerata, innegabilmente superiore: un nuovo mondo, un nuovo uomo, una nuova Chiesa, una nuova storia che, guidata dallo Spirito Santo, sarà pervasa dall’ideale evangelico.

Dopo alcuni riferimenti alla filosofia della storia, accennando al pensiero di Giovanni Duns Scoto, Giovanbattista Vico, John Locke, Immanuel Kant, G. W. F. Hegel e Martin Heidegger, l’autore affronta il tema del tempo e dello spazio nella “teologia sociale”, presentando il pensiero dei due teologi francescani Pietro di Giovanni Olivi (1248 – 1298) e Gugliemo d’Ockham (1290 – 1349), che introducono per la prima volta nei processi economici e produttivi – capovolgendo il principio scolastico che proibiva la vendita del tempo perché anch’esso rientrante nella fattispecie usuraria – il concetto di sconto, ossia il tempo come valore economico allorquando il denaro si trasforma in capitale investito, il cui interesse è scaglionato nel tempo.

Infine, facendo un balzo di quattro secoli, il filosofo morale Adam Smith (1723 – 1776), amplia l discorso: spazio e tempo, applicati alla capacità produttiva, diventano gli effetti della divisione del lavoro. Naturalmente l’organizzazione scientifica del lavoro di Taylor e Ford era ancora lontana, ma il tempo e lo spazio già cominciavano ad essere studiati e applicati come variabile importante nei processi produttivi.

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